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Non vi sono che tre paesi nel mondo dove si possa vi-vere: Varramista, l'Inghilterra e Parigi», scriveva Gino Capponi nel 1820. Se per scoprire i secondi, l'esponente di spicco del moderatismo toscano si era dovuto incamminare verso terre lontane, per raggiungere invece il paese che nella terna aveva messo al primo posto, gli era bastato muoversi all'interno dei suoi averi. La tenuta di Varamista nel Pisano, adagiata sulle colline di Montopoli in Val d'Arno, era appunto patrimonio di famiglia dagli inizi del Quattrocento ed era divenuta, dal secolo successivo, dimora estiva dei Capponi. Villa elegante e austera con annesso giardino, Varramista era vissuta da Gino non soltanto come luogo per villeggiare o per ospitare amici cari e personaggi illustri, ma soprattutto come luogo dell'anima. E nel momento in cui, intorno al 1828, a lui viene il desiderio di una «villa rinnovata», non può pensarla, da anglofilo convinto, priva di un moderno parco 'all'inglese', da realizzarsi soprattutto a scapito di terreni già destinati alle produzioni agrarie, inserito in un'area ampia, ove sarebbero rimasti in essere elementi dell'antico verde ornamentale insieme a parte del preesistente giardino 'all'italiana'. Da quel tempo, le ben distinguibili componenti del parco sono giunte alla contemporaneità abbastanza integre pur nel loro ordinario evolversi; e questo patrimonio paesaggistico di Varramista, conservate le sue peculiarità, deve essere considerato oggi di rilevante valore culturale ed estetico.